Holi

ANTEFATTO

La festa indiana dell’Holi è considerata comunemente la festa dei colori ed è conosciuta in tutto mondo soprattutto per le immagini delle persone ricoperte da polveri coloratissime. 

 

“Holi” – letteralmente, fuoco – è una celebrazione molto importante in tutta l’India, Nepal e nei Paesi di religione Hindu, si tiene i primi di Marzo e ha dei significati molto profondi: rappresenta il trionfo della primavera sull’inverno, ma anche la vittoria del bene sul male, assumendo significati personali e intimi di liberazione dai propri errori, da percorsi errati. 

È un giorno di perdono e di cambiamento, oltre che di gioia.

STORIA

Con l’intenzione di risalire alla radice della festa religiosa, ho visitato nel Marzo del 2014 Vrindavan, Mathura e Barsana, i villaggi a sud di Dehli dove Krishna è nato e vissuto, e dove questa celebrazione ha avuto origine. 

Sono stato nei templi e nei luoghi di culto.

Ed ho deciso di eliminare proprio l’elemento più caratterizzante, cioè il colore, nel tentativo di levare lo strato superficiale e comprendere il rituale più a fondo.

Eliminare il colore mi ha permesso di osservare tutto con una nuova accezione: i volti, le tradizioni, il folclore, la fede, la povertà estrema, i riti, il contatto, gli sguardi fermi. 

Occhi scuri nella polvere. 

Il riso fuori dai templi. 

Le persone che spingono, si toccano la fronte, la gola, le tempie. I Chakra. Il contatto è ossessivo, costante, mentre il colore lascia un’impronta.

I momenti di scambio fugaci, un cenno, un gesto. Spiragli che si aprono fra la folla.

In questo caos che all’apparenza è allegro, in cui tutti giocano, salutano, colorano e festeggiano, si percepisce  quanto sia difficile per uno straniero entrare nel significato intimo di questa festa, nutrirsi con leggerezza dei colori e degli schizzi, mentre su un livello più profondo continua la lotta ancestrale fra bene e male.

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