ANTEFATTO
Il secondo conflitto mondiale ha visto un numero spropositato di vite umane coinvolte.
Fra civili e militari i numeri superano i 55 milioni di vite.
Lo spreco in termini di potenzialità, sogni, speranze, è stato enorme.
Le commissioni di tutti i paesi si sono occupati di dare degna sepoltura alle vittime militari. E così sono nati i cimiteri di guerra, che raccolgono i caduti di un’area estesa: come il cimitero di Nettuno, dove 11.000 fra caduti e dispersi sono raccolti a pochi metri dalle spiagge dello sbarco di Anzio.
Diversamente, il Commonwealth War Grave Commission ha costituito dei cimiteri di battaglia, che raccolgono i caduti nelle zone di combattimento, luoghi più raccolti, meno monumentali, e dai numeri più bassi.
Eppure il censimento delle vite strappate è enorme.
STORIA
Mi sono trovato per caso davanti al cimitero del Commonwealth a Coniale, vicino Firenzuola. Qui, in una mattina di Aprile del 2003 ho scoperto un luogo di pace e dolore dove 281 ragazzi provenienti dall’Inghilterra, dal Canada e dal Sud Africa riposano in pace.
Subito dopo, nella stessa giornata, ho raggiunto il cimitero tedesco del Volksbund del Passo della Futa, con 31.000 ragazzi.
Da quel momento ho iniziato un pellegrinaggio che mi ha portato a cercare o capitare per puro caso, nei luoghi preposti alla memoria. Partendo dai cimiteri italiani, ho visitato quelli nord della Francia, alle Ardenne, dal India alla Romania, dalla Germania all’Uganda.
Le immagini si susseguono mostrando l’ordine e la cura dei luoghi, ma con una drammatica sequenza di numeri che indicano freddamente la quantità di vite spezzate.